22 luglio - 5 agosto 2011 Sicilia
Vacanze estive a zonzo per la Sicilia con una Panda a noleggio, un cappello di paglia, la macchina fotografica e degli amici ad attenderci.
Restare a casa propria è una negligenza di cui, presto o tardi, si verrà puniti (P. Morand)
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22 luglio 2011 Milano - Castellammare
Partiamo da Milano con volo Lufthansa, come sempre prenotato con mesi di anticipo e arriviamo puntuali a Palermo poco dopo la una di pomeriggio. Con somma sorpresa non troviamo alcun solleone ad attenderci, ma un compatto strato di grigio in perfetto stile pianura padana e una temperatura da tarda primavera. Recuperati i bagagli ci dirigiamo verso la fermata dei pulmini che portano agli uffici per il noleggio auto, distanti circa un chilometro. Veniamo assaliti dallo sconforto nel vedere il numero di persone in coda, ma per fortuna sono quasi tutte per il banco Avis, mentre noi abbiamo una prenotazione di Alamo fatto con easycar e in pochi minuti sbrighiamo le formalità e ritiriamo una Panda nuovissima, perfettamente funzionante e con vetri oscurati che si riveleranno meravigliosi al sole. Lasciamo Palermo alla volta di Castellammare del Golfo, che abbiamo scelto per poter visitare la costa nord-ovest compresa tra la riserva dello zingaro e Trapani. Arriviamo agli appartamenti Quattro Canti, in pieno centro storico, ma con un comodo parcheggio sotto (a pagamento tranne all’ora di pranzo e la sera) e un parcheggio gratuito dietro. Ci viene dato un monolocale al terzo piano, da raggiungere con scale belle ripide, ma la vista che si gode dal nostro terrazzino privato sulle montagne e il mare è impagabile. Oltre al panorama l’intero appartamento risulta molto ampio, funzionale, nuovo e pulito.


Passiamo il pomeriggio ad esplorare il paese, che si sviluppa attorno al forte e al porto, tra un sali-scendi di vie lastricate ben tenute. Ci fermiamo in una delle tante pescherie per comprare del pesce, ma ci rendiamo conto di non riuscire a riconoscere nessuna delle specie esposte, mai transitate nei supermercati del continente e così, timorosi, ripieghiamo su delle cozze che risulteranno poi buonissime.


Scendiamo alla spiaggia di petrollo che si trova sotto alla piazza principale del paese, ma non ne rimaniamo per niente incantati: ghiaietta, tante alghe, pochissimo spazio e quindi optiamo per la spiaggia playa, lunga, sabbiosa con acqua bassa, ma distante qualche chilometro dal centro. Si trova parcheggio molto facilmente, ovviamente a pagamento con gratta e sosta molto economico (0,60 €/h) venduto in tabaccheria o da qualche parcheggiatore nelle ore di punta.


Torniamo a casa per gustarci le nostre pennette lisce con le cozze dal terrazzo vista mare e poi passeggiata e cannolo prima di andare a dormire.
23 luglio Castellammare - Riserva dello Zingaro
Prendiamo la macchina e ci dirigiamo a ovest verso la riserva dello Zingaro, la cui entrata dista meno di 30 minuti da dove siamo noi. La riserva apre alle 9.00 e l’ingresso costa 3 € a persona con parcheggio e cartina della riserva. Ricordatevi che all’interno non c’è alcuna possibilità di reperire acqua, nemmeno nelle aree pic nic o nel museo. Dopo venti minuti di cammino su fondo sterrato arriviamo alla prima caletta che è già molto affollata, quindi proseguiamo oltre per circa 30 minuti, fino alla terza che è cala Beretta, molto piccola e decisamente sabbiosa. Torniamo allora indietro di pochi metri e scendiamo a cala Diva, molto bella se non fosse per il forte vento che si è alzato, rendendo il bagno difficoltoso.




Verso la una torniamo indietro, con le fauci secche e centellinando la poca acqua rimasta! Incrociamo un numero spropositato di papà tedeschi e olandesi che trasportano figli e passeggini in condizioni decisamente proibitive... Tornati al parcheggio ci rendiamo conto che la macchina, nonostante sia rimasta per ore sotto il sole, è assolutamente fresca grazie ai vetri scuri. Rientriamo in appartamento per pranzo e relax. Nel pomeriggio il vento diventa ancora più forte per cui rimandiamo esplorazioni impegnative e torniamo alla spiaggia playa.
24 luglio Castellammare - Erice - Trapani
Ci alziamo con un vento ancora forte e un mare molto mosso, per cui iniziamo la mattinata con calma, andando a scegliere il pesce per cena: troviamo dei meravigliosi polipetti ad un prezzo irrisorio e un siciliano DOC si assicura che sappiamo come cucinarli a dovere... Partiamo poi verso ovest, per visitare Erice e Trapani. Erice è un borgo (iper turistico) arroccato sulla roccia a 750 metri sul livello del mare. Man mano che si sale seguendo i tornanti della strada si compone la visuale meravigliosa della costa sottostante e veniamo avvolti da una spessa coltre di nubi basse.




Scendiamo dalla macchina e ci sorprendiamo dell’aria più che frizzante! Iniziamo a girare senza meta tra le viuzze strette molto animate da tanti turisti e numerosi negozi di ceramiche e pasticcerie e visto il clima ci viene proprio voglia di una tazza di tè caldo e dolci, così ci fermiamo nella storica pasticceria di Maria Grammatica. Qui divoriamo un vassoietto di classiche paste di mandorla e deliziosi ravioli fritti, ripieni di ricotta e limone.


Lasciamo Erice e torniamo sulla costa soleggiata e calda. Ci fermiamo a Trapani dove passeggiamo per il corso centrale affollato, prima spostarci sul lungomare.


Riprendiamo la macchina e seguiamo i cartelli che portano al centro visite del WWF delle saline di Paceco. Avevamo provato anche a prenotare una visita guidata, ma era possibile solo la mattina presto, ma in ogni caso le saline non sono recintate ed è quindi possibile scendere e camminare sui muretti di cinta totalmente indisturbati e senza pericoli. Come tutti quelli intorno a noi ci portiamo a casa un po’ di sale per ricordo e qualche cristallo più grosso dalle forme bizzarre. Proseguiamo poi verso le saline di Nubia, dove ci godiamo la luce del tramonto che taglia l’immenso mare di fiocchi bianchi, prima di tornare verso Castellammare.




25 luglio Castellammare - Tonnara di Scopello - Terme di Gorga
Altra giornata di tempo variabile, ma sfidiamo vento e nuvole e andiamo alla Tonnara di Scopello, famosa per essere stata il setting di una pubblicità della Wind. Come per lo Zingaro, anche qui l’ingresso è a partire dalle 9 e a pagamento in quanto si tratta di un’area protetta: 3 € a persona, ma il vero salasso è il parcheggio ad 1 € all’ora! Non c’è spiaggia ma solo cemento e sdraio ad uso gratuito, ma che si esauriscono in fretta. Il mare ha colori eccezionali, i faraglioni ricoperti di fichi d’india che si stagliano dall’acqua sono stupendi e la tonnara con le vecchie ancore accatastate è davvero suggestiva, non per niente è una location molto ambita per i matrimoni...




Lasciata la tonnara saliamo a piedi verso il borgo di Scopello, seguendo la strada che parte da dietro al parcheggio (salendo in macchina è obbligatorio lasciare l’auto in un parcheggio con prezzo fisso di 3€). In meno di dieci minuti raggiungiamo la piazza principale e ci gustiamo il famoso “pane cunzato” dell’antico forno. Si tratta di pane rustico con olio, sale, origano, pomodoro a fette, scaglie di formaggio e acciughe, gustosissimo nella sua semplicità assoluta...

Nel tardo pomeriggio, su suggerimento di amici autoctoni facciamo qualcosa di molto poco turistico, ovvero andare alle terme di Gorga, che si trovano ad Alcamo, a pochi minuti da Castellammare verso l’interno. Lo stabilimento è assolutamente retrò, molto anni sessanta, ma con un fascino particolare. C’è un’unica grande vasca profonda più una piccola per bambini, cabine per cambiarsi e sedie di plastica. L’acqua è rovente, con più di 50°C, e qualcuno osa anche mettersi a nuotare... Nel biglietto di ingresso di 13 € è inclusa anche una pizza e una bibita così dopo un paio d’ore a mollo ci trasciniamo verso il ristorante dove ci viene servita una pizza che trasuda olio e formaggio ovunque e che ci costringerà ad un lungo processo digestivo!


26 luglio Gibellina - Scala dei Turchi - Agrigento
Lasciamo Castellammare e ci dirigiamo attraverso la valle del Belice per raggiungere Agrigento. La prima tappa è prevista ai Ruderi di Gibellina, completamente distrutta dal terremoto del 1968. Qui Burri ha costruito una monumentale opera di land art, uno dei suoi cretti, ricoprendo l’intero nucleo storico del paese con una colata di cemento di quasi un metro d’altezza e al cui interno sono state scavate vie percorribili. Raggiungere il luogo non è stato facile in quanto diverse frane sul percorso ci hanno costretti a deviazioni lunghe e in stradine secondarie di campagna. Arrivati a destinazione siamo le uniche forme di vita, per cui il luogo appare ancora più inquietante e desolato. Risaliamo il cretto a piedi nel silenzio interrotto solo dal fischio del vento, poi scendiamo a vedere quello che rimane degli unici due edifici che si sono conservati: un condominio e la chiesa.


Riprendiamo la macchina e proseguiamo oltre le rovine seguendo la strada che sale per ammirare il cretto dall’alto prima di dirigerci verso la Nuova Gibellina, costruita a una ventina di chilometri di distanza.


La Nuova Gibellina è un esperimento di ricostruzione probabilmente unico in Italia: scesero infatti in campo artisti e intellettuali del tempo, come Sciascia, Schifano, Guttuso e molti altri con l’appoggio dell’allora sindaco Corrao per chiedere una ricostruzione “umana” che andasse oltre le baracche costruite in fretta. Simbolo di questa posizione forte fu la manifestazione “La notte di Gibellina” celebrata il 15 gennaio del secondo anniversario del terremoto. Gli artisti che risposero a questo appello di solidarietà furono molti e la città diventò presto territorio fertile per la sperimentazione di un nuovo modello di pianificazione urbana e richiamò tantissimi personaggi di spicco che donarono opere d’arte. Ad oggi si può ammirare e apprezzare il bellissimo intento, ma è impossibile non arrabbiarsi di fronte allo stato di abbandono in cui giacciono le opere disseminate per tutta la città, alcune delle quali ancore incompiute. Arrivati a Gibellina Nuova quasi per caso, visto che quasi nessuna guida turistica ne menzionasse l’esistenza, eccetto due righe su una vecchia lonely planet, ci siamo immediatamente resi conto del potenziale turistico del luogo, ma ci siamo anche trovati totalmente disorientati nel capire come girare la città, dove reperire informazioni e come comprendere le opere d’arte. Proviamo a seguire i cartelli che indicano la presenza di un ufficio del turismo, ma ci ritroviamo in Comune e del ufficio informazioni non rileviamo alcuna traccia. Chiediamo allora a due signori dall’aspetto gentile dove poter reperire una piantina: questi, prima sorpresi nel vedere due turisti, e poi ancora più sorpresi nel vedere due turisti interessati a capire la storia della ricostruzione di Gibellina, si presentano (scopriamo essere assessori dell’opposizione) e uno di loro si offre di accompagnarci a visitare le principali opere d’arte, nonostante sia ampiamente ora di pranzo (anzi, ci chiede addirittura se vogliamo pranzare da lui, che avvisa la moglie!). Ci porta prima al museo d’arte moderna, che sta chiudendo, ma lui blocca tutti e ci spalanca le porte di una collezione di quadri di Schifano belli da morire, e poi un Guttuso, una scultura di Pomodoro e molto altro, che fossero a Milano, l’ingresso costerebbe una fortuna e fuori si avrebbe la coda di giapponesi. Ci porta poi in una sala dove ci sono i plastici delle opere monumentali che ci mostrerà più tardi in giro per la città: si sofferma a spiegarci gli intenti artistici, le particolarità nella realizzazione, la loro unicità. Alla fine della visita la curatrice del museo ci regala cd, stampe e cartoline, neanche fossimo giornalisti del Corriere, ma questo è il bello dell’ospitalità siciliana. La visita della città inizia dalla Chiesa Madre di Quaroni, dove un cubo e una sfera, metafora dell’uomo e di Dio, si incontrano e lasciano lo spazio ad un anfiteatro per le celebrazioni all’aperto. L’interno è ancora più sorprendente: dalla sfera l’acustica è perfetta e lo spazio maestoso, ma la nostra guida smorza immediatamente il nostro entusiasmo mostrandoci il “lato siciliano” di una realizzazione approssimativa, per cui gli inginocchiatoi risultano mal posizionati e quindi scomodissimi, così come la volta della cupola è crollata a poche ore dall’inaugurazione..


Proseguiamo poi con il Sistema delle Piazze: ovvero un allineamento di piazze con colonnati laterali, tagliate da vie carrabili, su progetto di Purini e Thermes, che consentono di utilizzare lo spazio per grandi manifestazioni e proiezioni cinematorgrafiche. Passiamo poi davanti alla Torre Civica di Mendini, alcune sculture di Consagra e Rotella.


Sempre di Consagra, vediamo il Meeting, fatiscente e riadattato a bar per salvare il salvabile, poi il Lago, che acqua non ha, il Giardino segreto, deturpato dalle erbacce e dai graffiti... e ci chiediamo come sia possibile abbandonare tutto questo, che fosse in Francia, o in Belgio, ci sarebbero i pullman che scaricano frotte di turisti...


Passiamo davanti alla Casa del farmacista di Purini e Thermes, con forme mutevoli che seguono il concetto della “casa nella casa” e Casa Pirrello di Simeti, basata su un’idea di architettura decostruzionista


In totale i luoghi di interesse di Gibellina sono più di cinquanta, noi chiudiamo con la Montagna di sale di Paladino, che si trova sulla collina al fianco del Baglio di Stefano un tempo sede delle Orestiadi e con la Stella di ingresso al Belice di Consagra.


Ripartiamo per Agrigento, fermandoci però prima a vedere la famosa “Scala dei Turchi” , a circa 35 minuti da Siracusa e poco più di un’ora da Gibellina. Lasciata la macchina lungo la strada scendiamo i numerosi gradini che portano alla spiaggia e da qui camminiamo per poco più di cinque minuti fino ad arrivare all’immensa montagna calcarea modellata dal mare e dal vento fino a farla diventare una vera e propria scala a gradoni. Saliamo fino in cima abbagliati dalla luce che si riflette sulla roccia bianca e storditi dal forte vento e non possiamo esimerci dal lasciare anche noi una scritta scolpita nella pietra friabile. Ci riavviamo verso la macchina dove arriviamo semi stremati per la ripida salita!

Arriviamo finalmente ad Agrigento e lasciamo le valigie al City Bed, b&b prenotato tra mille dubbi ma che si rivelerà molto accogliente, con parcheggio facile e gratuito nelle vie circostanti e una posizione ottima all’interno della città. Passiamo il resto del pomeriggio e della serata a passeggiare per le ripide vie del centro storico, che a posteriori definiremo il meno bello e quello apparentemente meno sicuro tra tutti quelli visti durante la nostra vacanza. Durante l’aperitivo in un bar del corso (Il girasole) facciamo la conoscenza con il proprietario che si intrattiene amichevolmente con noi per un paio d’ore e scopriamo anche la mignolata, pane tipico di Agrigento, preparato con aggiunta di strutto, olive intere, formaggio e/o salumi.